3.12.2006

Lettura della Domenica

Come prima domenica da blogger, voglio condividere con voi questo post che segue, secondo me bellissimo. L'ho letto su Macchianera e l'autore è Don Diego. Da ultimo arrivato, forse opero in un modo che la comunità dei blog non approva, ma sui trackback ancora ho capito poco e sui diritti di chi scrive su internet non so se esistono regole precise. Mi sono comunque preso la briga di avvisare gli interessati dell'utilizzo del post ai quali comunque non credo dispiacerà più tanto...


"Francesco ha 80 anni. Ad otto una poliomelite lo ha messo per sempre a letto. Da allora non si è più mosso: braccia e gambe ferme. L’unica frase che riesce a pronunciare è: “Ciao, io sono Franco”, detta a tutti, fissando però molte volte nel vuoto. E’ accolto nell’ospedale Cottolengo di Torino, uno di quei posti dove il Cielo e la Terra si sanno ancora incontrare. Da 72 anni la piccola casa della Divina Provvidenza lo tiene con sè. Francesco se la fa addosso, davanti e dietro, otto volte al giorno a causa di un funzionamento del tutto particolare del suo organismo. Il lavoro principale di chi lo segue è quello di cambiarlo, di nutrirlo, di toccargli ogni tanto, accarezzandolo, le mani. Lui reagisce con un sorriso, ma solo a volte.

Tutto nell’ospedale, nel particolare reparto di Francesco è ordinato, pulito. Molti di quelli che lo hanno seguito sono ormai passati ad altra vita. Una suora lo ha assistito con affetto per 35 anni. Francesco non sa, non saprà mai il nome di quella mano che per quasi metà degli anni della sua degenza ogni mattina era lì, pronta a condividere un pò della sua vita con lui che questa parola di quattro lettere, vita, non sa che cosa sia. Oltre a quella suora si sono chinati verso quel letto centinaia di altre persone per anni, mesi, alcuni di sfuggita solo per giorni. Francesco non potrà mai dire grazie a nessuno. Inutile agli occhi di un mondo che molte volte guarda all’efficienza e alla produttività per attribuire valore ad una persona, con la sua malattia ha toccato più coscienze di quanto la miglior predica o la migliore morale possano mai fare.
Penso a lui questa mattina: penso a quella suora che lo ha amato per 35 anni (trentacinque anni!), penso all’ospedale Cottolengo che lo ha come ospite gratuito da 72 anni (settantadue anni!).
Magari tutti facciamo volontariato, magari tutti facciamo le nostre battaglie civili. E’ giusto, è bello. E’ - accidenti - come tutti dovremmo essere. Qui però avverto qualcosa di più nell’aria: sento il profumo della Carità. Sapete, quella scritta tutta in maiuscolo. Con il cuore.

" Don Diego"

Nessun commento: