4.03.2006

Ora basta

Fin dal primo momento ho deciso di non parlarne, di non fare vignette, di non mettere banner. Cosa può sperare un papà che per giunta ha un figlio che si chiama Tommaso? Può solo sperare che l’altro papà, l’altra mamma, l’altro Tommaso si ritrovino, punto. Erano già tanti, troppi a parlarne e molti da voltastomaco. Trasmissioni sedicenti di informazione pomeridiana per metà tragedia e metà fidanzamenti velina-coglione di turno, hanno riempito di facce contrite, semi-illazioni ributtanti, ospiti “specialisti” di ogni materia, i nostri penosi palinsesti. Basta. Ora solo un abbraccio vano ed impotente ai suoi genitori e il bacio, che stasera non ho dato al mio Tommaso che sereno dorme di là, all’altro più piccolo Tommaso vittima della violenza che ogni giorno ci cammina accanto, ci cammina dentro. (Mauro Biani)

Cominciamo ad essere in molti a pensare che certe storie, certi modi di raccontare la vita privata, le tragedie, ecc ecc, siano a volte peggiori dell'evento stesso.
C'era poco da dire prima e ce n'è molto meno adesso, mi sono solo preso la libertà di riprendere un post di Mauro Biani, autore anche della vignetta sopra, perchè oltre ad avere lo stesso pensiero, trovo incredibilmente assurda questa voglia di torbido, di dolore che anima la gente di questo paese. Perchè se ogni giorno qualunque trasmissione ne parla, ne discute, entra fino al midollo nel dolore privato di una famiglia distrutta, è solo perchè ci sono persone che guardano.
Da ultimo oggi ho visto le immagini dei genitori di Tommaso, portati sul luogo del ritrovamento del corpo: era necessario? A cosa è servito? Non era forse un terrificante momento personale e privato? Il padre è stato accusato di pedopornografia, ma molti di quelli che continuano con ossessiva foga a voler vedere tutto, scoprire tutto, hanno una qualche malattia simile.

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